L'arte contemporanea informata dall'eredità della Grecia e dell'Italia

Scritto da: Maurice Taplinger


È un compito arduo rivedere una mostra di ampio respiro come "The Odyssey Within: An Exhibition of Fine Art From Italy and Greece", presso Agora Gallery, 530 West 25th Street, dal 14 dicembre 2007 al 3 gennaio 2008, con ricevimento giovedì 20 dicembre dalle 18 alle 20. La sua abbondanza di diversità stilistica è così schiacciante che la maggior parte che si può fare è cercare di fornire al lettore una panoramica delle varie tendenze fiorite in quei due paesi mediterranei, entrambi con eredità artistiche riccamente documentate dall'antichità ai giorni nostri e raccomandare che lui o lei vale la pena visitare la galleria. Tra alcuni degli artisti greci, in particolare, la mitologia e l'iconografia religiosa persistono come soggetti che danno origine a innovative interpretazioni contemporanee, come si vede nelle xilografie semi-astratte della terra del talentuoso incisore Ece Abay, con i loro contorni anatomici sensualmente esagerati, ritmicamente lineari, che ricordano lontanamente di quelli sui vasi etruschi; Gli affreschi evocativi e sensibilmente delineati di Antonis Choudalakis di figure frammentate su legno; e le crocifissioni neoespressioniste taglienti ed energiche di Panos Evangelopoulos, che combinano temi angosciati con esaltazione pittorica.

Altri artisti greci affrontano i problemi dell'era tecnologica, come nel dipinto ironico di Sophia Angelis di persone che si ignorano mentre parlano al cellulare; Le figure di Giannis Stratis, nettamente semplificate come loghi e simboli del gabinetto, alludendo al nostro senso di isolamento sempre crescente; e le evocazioni visionarie di Alexis Vlahos della figura simbolica femminile, con la loro combinazione visivamente avvincente di elementi lineari e curvilinei. Varie specie di astrazione prosperano pure, nelle sontuose evocazioni della natura di Anna Maria Zoppis, in cui gli elementi organici o geometrici appaiono spesso come accenti piccanti in un contesto principalmente non oggettivo; le luminose composizioni cosmiche del dottor George Koemtzopoulos con il loro abbagliante senso della luce e le allusioni a forze naturali sfrenate; i dipinti gestuali dai colori vivaci di Melanie Prapopoulos, con le loro forme muscolose e la tavolozza dominata da sfumature rosse viscerali; e gli intriganti e intricati labirinti metafisici dell'immigrata libanese Tatiana Ferahian.

Almeno due artisti italiani prediligono modalità espressive che rasentano il surreale, come si vede nelle opere a tecnica mista di Stefano Cattai e nei dipinti di figure simili a bambole, e negli acquerelli riccamente dettagliati di un mondo sottosopra di Alessandro Fabriani.

Il neoclassicismo si fa sentire anche nei paesaggi e nei raggruppamenti di figure di Cesare Landini, mentre i dipinti naturalistici di Mario Gabriele Marioli combinano la vigorosa pennellata dei postimpressionisti con i colori stridenti dei Fauve. Ci sono poi Raffaele Gerardi, il cui spigoloso approccio alla figura umana ricorda Modigliani, anche se i suoi soggetti sono notevolmente più simbolici e primitivistici; Aurora Mazzoldi, una romantica contemporanea, nota per i dipinti poetici, delicatamente concentrati con una qualità decisamente narrativa; e Angela Policastro, le cui potenti figure delineate si distinguono per la loro risonanza emotiva, che scaturisce dalla loro perspicace esplorazione delle relazioni umane; e le teste ritrattistiche a olio su carta, intensamente conflittuali, realistiche di Enzo Casale, che dimostrano la continua attualità del volto umano come specchio di ogni preoccupazione mondana; e doppiamente dotato le potenti fotografie in bianco e nero di Raffaele Gatta (in cui la figura umana è cospicua per la sua assenza, che comunque permea l'atmosfera) e dipinti audaci dalle forme suggestivamente formose.

Al di là dei riferimenti più evidenti alla mitologia e alle icone religiose come significanti di convenzioni e tradizioni essenziali per la continuità della cultura europea, si cercherebbero invano tendenze regionali prevalenti nell'arte greca e italiana. Questo è ovviamente un segno salutare, in un'epoca in cui tutta l'arte ambiziosa aspira alla portata globale e alla sostanza universale che qui è molto evidente.

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