Mentre un artista conservatore una volta ha liquidato la pittura in modo astratto come "come giocare a tennis senza rete", Carlo Corrardo, un ex pittore di paesaggi realistici, considera l'arte non oggettiva come liberatoria ed esilarante. In effetti, sostiene che l'assenza di ostruzione è ciò che in realtà si tratta! "Un'alba è già perfetta, non può essere replicata, quindi perché cercare di migliorarla?" chiede, e aggiunge: “I dipinti astratti mi danno la libertà di provare qualunque cosa mi venga in mente senza violare le regole, perché non ci sono regole. Negli ultimi vent'anni ho notato, però, che Colore, Design, Linea e Texture sono diventati i pilastri del mio lavoro. È diventata una mia abitudine incorporare questi quattro elementi nei miei dipinti e spero che la mia opera d'arte sia qualcosa che non hai mai visto prima". Non c'è convinzione così forte come quella di un convertito! Conrardy è altrettanto irremovibile sulla sua fede nella pittura pura come lo erano alcuni pittori della New York School sul potere del gesto puro e dell'arte fine a se stessa, ai tempi d'oro dell'espressionismo astratto. È una posizione rinfrescante nell'era postmoderna, quando così tanti pittori hanno l'abitudine di nascondere le loro scommesse ed è diventata l'abitudine di così tanti spettatori che Rorschach semplicemente "trova" immagini inesistenti in composizioni non oggettive. In effetti, Conrardy si impegna più degli altri per evitare titoli che alludono a immagini specifiche. "Tarnished Brass", ad esempio, è ciò che lui chiama un'opera su tela con tecniche miste. Ma il titolo si riferisce solo alle tonalità rossastre arrugginite che dominano una superficie in cui gli elementi primari sono una sottile gamma di effetti materici sensualmente angosciati, segnati, sfregati e sfregati. Questi sono intervallati da energiche macchie di pigmento nero liquefatto, che energizzano e migliorano anche una composizione in cui la forma primaria è un'unica linea nera verticale che appare come se fosse posata al centro della tela con un unico, preciso passaggio di un denso carboncino bastone. Intersecano questa linea fantasmi di forme corsive, come se naturalmente “fotografate” dalla luce del sole o modellate nel tempo da frammenti caduti di volute metalliche, esaltando ulteriormente l'effetto di opere che, come quelle di Antoni Tapies, sono nate dal mistero piuttosto che dal metodo, e il cui unico soggetto è la sostanza metafisica interiore della realtà materiale. Altrettanto evocativo tra le composizioni di Conrardy è un'opera a tecnica mista monocromatica chiamata "Frozen Waste II", in cui forme rettangolari attraversate da barlumi di luce, come quelle dei veli neri più scuri di Mark Rothko, sono ricoperte da un labirinto di linee segnate che suggeriscono alcune mappa cosmica; e "Equatic Cross", un tour de force coloristico contrastante di tenui sfumature rosa sporco ravvivato da esplosioni di arancione e una spessa striscia nera spazzolata grossolanamente che copre la composizione a tre quarti della tela che, rispettando la veemente congedo di Conrardy del soggetto riconoscibile materia, bisogna lottare per non leggere come una linea dell'orizzonte. Sebbene, nonostante il titolo, nell'opera precedente non fosse visibile una croce, una croce è chiaramente delineata nell'area giallo oro al centro del dipinto a tecnica mista su tela chiamato "Cerchi, quadrati e rettangoli", dove i quattro quadrati dominanti della composizione convergono. Anche in questo caso, si è tentati di richiamare l'attenzione sul senso delle figure grigie ombrose e degli elementi del paesaggio, parzialmente sommersi alla maniera dei palinsesti o del pentimento sotto la terra di Siena semitrasparente. Ma le sottili sfumature coloristiche e materiche, unite alla forza indomabile della composizione di Charles Conrardy, dopotutto, danno più che sufficiente per contemplare e assaporare. –– Wilson Wong Charles Conrardy, Agora Gallery, 530 West 25th Street, 22 aprile - 13 maggio 2014 Ricevimento: giovedì 1 maggio, dalle 18 alle 20